Trilogia del Bosco
Il Laboratorio
intende favorire l'integrazione e valorizzare
le capacità creative di persone diversamente abili attraverso pratiche
animative che si gioveranno della collaborazione di un regista e di due
operatori cinematografici; offre · un percorso creativo fra le forme
e i colori del bosco in autunno, inverno, primavera in cui si intreccino
e comunichino fra loro gli sguardi di chi vi partecipa con esperienze e
punti di vista diversi; prevede
· l'esplorazione della foresta di Camaro alla ricerca delle forme
e dei colori del bosco in autunno, inverno, primavera
(animazioni a cura di Francesca Billé e Alessandra Licata)
· la rielaborazione delle forme e dei colori del bosco, da parte
dei partecipanti al laboratorio, in rappresentazioni grafico - pittoriche
(animazioni a cura di Francesca Billé e Alessandra Licata nella Casa
del Con)
· le riprese cinematografiche
o di immagini in movimento
(animazioni a cura di Francesca Billé e Alessandra Licata, in collaborazione
con il regista Santi Minasi e gli operatori Emanuele Cosio e Marco Fornarola
nel bosco di Camaro)
o della produzione grafico - pittorica dei partecipanti
(animazioni a cura di Francesca Billé e Alessandra Licata in collaborazione
con il regista Santi Minasi e gli operatori Emanuele Cosio e Marco Fornarola
nella Casa del Con)
· la creazione di un cortometraggio attraverso il montaggio delle
riprese
(animazioni a cura di Francesca Billé e Alessandra Licata in collaborazione
con il regista Santi Minasi e gli operatori Emanuele Cosio e Marco Fornarola)
· la comunicazione dell'esperienza attraverso la proiezione del cortometraggio.
Nella
foresta di Camaro, molti anni fa, per la prima
volta, mentre arrancavamo con il piccolo gruppo del Laboratorio Suono e Ritmo,
con ampio corredo di tamburi e campanelli, il vento, gli alberi, il ruscello,
il canto degli uccelli, l'irregolarità dei passi, l'asimmetria di relazioni
che sfuggivano al controllo del senso abituale ci spinse al di là dei
codici in un'area ignota in cui tutto si combina per paradossi e la diversità
di ciascuno pretende la cura di un linguaggio nuovo per tutti. La foresta
non cantava le note del pentagramma, il suo tempo e il suo ritmo seguivano
un'organizzazione perennemente nascente; la danza di alberi, foglie, forme,
rami ci spinse a guardare e ascoltare, a cercare non l'unisono, ma la musica
dei rapporti nell'improvvisazione creativa.
Musicisti, portatori di handicap, antropologi visuali, educatori e la foresta
di Camaro; cineprese, occhi, macchine fotografiche, pennelli e il bosco; forme
colori, suoni e noi come l'acqua portatori di storie non visibili che continuano
a raccontarsi tracciando percorsi e prendendone la forma, come l'acqua suonando
per contatto, per incontro.
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